SULMONA – “La guerra in Ucraina si riverbera anche sul nostro territorio. C’è movimento intorno alla base militare di monte San Cosimo, dopo che il governo italiano ha deciso di inviare armi nel Paese aggredito da Putin. Le immagini della colonna militare che va verso il monte , con ambulanza al seguito, hanno fatto il giro del web e sono state trasmesse da diverse testate on line. San Cosimo non è un luogo qualunque: è uno dei più grandi depositi di armi e munizioni del centro sud Italia. La sua estensione, di oltre 133 ettari, e la presenza di gallerie dove occultare materiale bellico, ne fanno una struttura logistica di particolare importanza. E’ per questa ragione che ogni qualvolta si verifica una crisi internazionale di rilievo, il deposito di monte San Cosimo, in applicazione dei dispositivi Nato, viene posto in stato di allerta in quanto obiettivo sensibile“.
Scrive in un comunicato l’Associazione sulmonese “Activists for Peace” guidata tra gli altri da Mario Pizzola.
“Tutta la storia del sito è storia di guerra. Alla fine del 1930 il regime fascista vi costruì il polverificio militare Dinamite Nobel, collegato con l’impianto di Bussi sul Tirino dove si producevano gas letali come l’iprite che Mussolini usò nelle sue guerre in Africa. Lo stabilimento di Pratola venne bombardato e semi distrutto dall’aviazione anglo-americana il 27 agosto 1943 provocando 9 morti. Nella stessa incursione perirono alla stazione di Sulmona 104 civili. Successivamente le truppe tedesche in ritirata fecero saltare in aria numerose riservette della fabbrica contenenti esplosivo T4. Nel 1985 la fascia di servitù militari attorno alla base, che fino ad allora era stata di 100 metri, venne portata a 200 metri. L’allora ministro della Difesa Spadolini giustificò il provvedimento con “l’accresciuta capacità del deposito”. Nel marzo 1986, nel pieno della crisi Italia – Libia, Gheddafi incluse monte San Cosimo tra gli obiettivi da colpire, insieme alle basi militari di Napoli, Sigonella e Comiso. Nel 1990 il deposito di San Cosimo venne individuato dal governo come uno dei quattro siti italiani idonei per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi“.
“Oggi, con la guerra in corso in Ucraina, si ripropone la domanda alla quale nessuno finora ha voluto dare una risposta: quali armi vengono tenute nascoste nelle viscere di monte San Cosimo? Oltre ad armamento convenzionale vi sono anche ordigni per la guerra NBC (nucleare, batteriologica e chimica)? Proiettili ad uranio impoverito? Scorie radioattive? Nel 1986 la stampa parlò di San Cosimo come di “deposito contenente armamenti sofisticati”. L’unico parlamentare che ispezionò la base militare fu , nel 1968, il senatore socialista Michele Celidonio il quale, in una intervista rilasciata nel 1985 dichiarò : “ebbi modo di vedere grossi ordigni, come grandi tubi, adagiati su un piano di una ventina di metri. Per quello che mi fu detto erano elementi concernenti la produzione di materiale da guerra nucleare”.
“L’Italia ha deciso di mandare in Ucraina ‘materiale bellico letale’ comprendente missili anticarro e antiaereo Stinger, Milan e Panzerfaust, mortai, mitragliatrici pesanti Browning e mitragliatrici leggere MG. Ma per gli Stati Uniti questo non basta. Il Pentagono sostiene che il nostro Paese avrebbe la capacità di fornire armi in quantità “cinque-sei volte maggiori” di quelle finora accordate a Kiev, perché i nostri depositi militari sarebbero “pieni di roba utile”. Diversi analisti si chiedono se con l’invio di armi l’Italia non sia già in guerra. Una cosa è certa: più si alza il livello dello scontro e più aumenta il rischio di essere coinvolti in un conflitto nel quale potrebbero essere usati tutti i tipi di armi a disposizione, comprese quelle nucleari. In questo scenario a correre i maggiori pericoli sono proprio quei territori in cui sono presenti importanti obiettivi militari. E la Valle Peligna, inutile negarlo, è uno di questi territori”.
“Ecco perché riteniamo che debba essere rilanciato con forza l’obiettivo della smilitarizzazione dell’area di monte San Cosimo e della sua restituzione a fini civili e di pace. Un obiettivo, questo, più volte perseguito in passato da Comitati e Associazioni ma che, a causa della miopia della nostra classe politica, non è mai stato portato a compimento. Ora più che mai occorre riprendere la parola d’odine del grande Presidente della Repubblica Sandro Pertini : “si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai!”.